Il documento sulla crisi irachena e sulla situazione internazionale approvato dalla Direzione Nazionale La Direzione Nazionale del PRI, dopo aver valutato i diversi aspetti della drammatica crisi irachena e i suoi riflessi di politica interna, esprime pieno apprezzamento per la posizione assunta dal Governo e in particolare dal Presidente del Consiglio, sottolineando l'equilibrio, la prudenza ma anche la chiarezza e il coraggio con cui ha tenuto fermi i punti di riferimento fondamentali che hanno caratterizzato la politica italiana nel secondo dopoguerra. La Direzione Nazionale del PRI ritiene che la sinistra abbia perso una buona occasione per costruire una posizione unitaria sulla politica estera, come invece sarebbe stato auspicabile e come l'intervento del Presidente del Consiglio in Parlamento aveva sollecitato e reso possibile. I repubblicani rilevano anzi la sostanziale assenza, nell'ambito dell'opposizione, di voci aperte al dialogo e alla collaborazione in questa difficile fase della politica estera, e sottolineano la sostanziale deriva antiamericana dell'intera sinistra italiana e di vasta parte del mondo cattolico, sotto la spinta delle forze più estreme che i moderati non hanno avuto la capacità e il coraggio di arginare. * * * * * La Direzione Nazionale del PRI osserva che il rifiuto del pur discutibile piano franco-tedesco da parte di Bagdad e l'appello di Osama Bin Laden rivolto ai fratelli mussulmani contro l'Occidente e i suoi "crociati" confermano la necessità che il regime dittatoriale iracheno debba essere privato di ogni possibilità offensiva ed auspica che il disarmo possa aver luogo sotto l'egida delle Nazioni Unite e con il voto favorevole del Consiglio di Sicurezza. Ritiene peraltro che questo obiettivo viene compromesso dalle divisioni interne all'Occidente e dalle ripetute "missioni di pace" che, ignorando volutamente la reale natura del regime di Saddam Hussein, ne favoriscono le manovre dilatorie e i tentativi di sottrarsi nei fatti alla risoluzione n. 1441 dell'ONU, approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza, come d'altro canto era già avvenuto per le precedenti risoluzioni. * * * * * La Direzione Nazionale del PRI esprime sconcerto per l'accoglienza che autorità politiche e religiose hanno predisposto in favore di Tareq Aziz, complice da lungo tempo di Saddam Hussein, colpevole come quest'ultimo delle atrocità e delle violazioni internazionali che hanno caratterizzato il regime e le cui responsabilità non possono essere certo attenuate o ignorate dalla sua appartenenza alla confessione cristiana. Sarebbe semmai, questa sì, una discriminazione religiosa nei confronti dei mussulmani che è estranea alla civiltà dell'Occidente liberale. * * * * * La Direzione Nazionale del PRI si è soffermata con preoccupazione sulle divisioni interne alle grandi organizzazioni internazionali e in particolare sui contrasti che sono insorti sia tra i paesi aderenti alla NATO sia tra quelli membri dell'Unione Europea. Consapevoli di trovarsi di fronte ad un difficile e delicato passaggio storico, i repubblicani riaffermano la loro convinzione che integrazione europea e alleanza atlantica siano tra loro strettamente connesse; ricordano come proprio questa convinzione unì per tutto il dopoguerra Germania ed Italia, che uscivano da una comune tragedia storica, anche nei periodi in cui la Francia gaullista usciva dalle strutture operative della NATO o si opponeva all'ingresso della Gran Bretagna nella Comunità Europea; sottolineano la necessità che l'Unione Europea nel suo insieme riaffermi, attraverso i suoi organi istituzionali, un costruttivo rapporto con gli Stati Uniti, ai quali il Vecchio Continente è legato non solo e non tanto dai debiti, innanzitutto politici, contratti nel secolo scorso - e di cui i cimiteri americani sparsi per l'Europa sono drammatica e permanente memoria -, ma soprattutto dai comuni valori di libertà e democrazia che affondano le loro radici nella tradizione greco-romana e in quella giudaico-cristiana e sono lievitati attraverso le grandi rivoluzioni del XVII e del XVIII secolo. * * * * * La Direzione Nazionale del PRI ritiene infine che esula da un corretto funzionamento delle istituzioni locali la partecipazione ufficiale a iniziative che investono la politica estera e invita i dirigenti e gli amministratori del partito a non impegnare il simbolo e il nome del PRI in manifestazioni o documenti che contrastino con gli indirizzi di politica internazionale del partito e sotto il pretesto della pace diventino occasione per attaccare gli Stati Uniti. *Il documento è stato approvato con la sola astensione di Pugliese e il voto contrario di Luisa Babini sui primi due comma. Roma, 14 febbraio 2003 |