Convegno di Res Publica

Un primo passo per discutere le prospettive del repubblicanesimo

Dal Convegno di Forlì del primo dicembre scorso, organizzato da Pensiero Repubblicano Romagnolo e da Res Publica, il cui presidente è l'amica Concetta Schitinelli, si possono trarre alcuni interessanti spunti politici.

Si è parlato innanzitutto del rapporto tra mazzinianesimo e liberalismo, per osservare che Mazzini era antimarxista, ma anche avversario a quell'area liberale del Risorgimento che aveva una concezione utilitaristica della libertà economica. Mazzini non amava Bentham, diffidava di Tocqueville, ed era in contrasto con Cavour.

Noi ci siamo sempre chiesti se fosse più liberale Cavour, che appoggiava Casa Savoia e intesseva accordi con il re di Francia o chi, come Mazzini, aspirava a realizzare la Repubblica e a governare l'Italia in maniera democratica.

La risposta per un repubblicano è fin troppo ovvia. Tuttavia la storia si guarda oggettivamente e ci è difficile considerare autenticamente liberale chi voleva asservire il popolo sotto il dominio dei Savoia. Per lo stesso motivo per cui non ci si può definire seguaci di Cattaneo e poi contestare il federalismo. Anche in questo caso, guardando oggettivamente al passato ed alla Costituente, potremmo trovare qualche insegnamento in Giovanni Conti che, da presidente della prima Sottocommissione, aveva redatto un progetto federalista dell'organizzazione dello Stato che sarebbe poi stato completato politicamente da Zuccarini, altro deputato repubblicano della Costituente. A questo va aggiunta la posizione che prevedeva quattrocento deputati, e indicazioni per evitare l'effetto "navetta" tra Camera e Senato dei provvedimenti legislativi.

Ma la parte politica più attuale del dibattito si è incentrata su un'osservazione del professor Pasquino. Quest'ultimo, dopo aver tratteggiato la figura di Ugo La Malfa e aver rivendicato la condivisione delle idee del Partito d'Azione, ha affermato: "Purtroppo il figlio Giorgio è da un'altra parte". La parte giusta, a nostro avviso, è quella che il Partito Repubblicano Italiano, la cui storia è intrisa di divisioni e spaccature, ha scelto.

Malgrado questa situazione, infatti, siamo ancora vivi, anche se malandati.

La nostra è una storia lunga e complessa. Basta pensare che il Pri non voleva accettare negli anni '50 Ugo La Malfa perché egli non aveva un tasso sufficiente di mazzinianesimo. Allora fu Pacciardi a spendersi perché Ugo La Malfa fosse accettato a pieno titolo, ma così si perse uno dei leader storici: Giovanni Conti.

Un decennio dopo, con l'avvento del centrosinistra, il Pri perse pure Pacciardi, che non condivideva quella nuova posizione politica. E non dimentichiamo che il maggiore successo elettorale nella storia di questo piccolo partito lo ottenne Giovanni Spadolini, che molti repubblicani consideravano agli inizi un estraneo. Possiamo discutere all'infinito sulla scelta compiuta dalla maggioranza del partito a Bari nel 2001.

Riteniamo, tuttavia, che sarebbe impossibile vedere sfilare Ugo La Malfa a Via dei Fori Imperiali insieme ad esponenti vicini al Pdci, per i quali il tricolore è più bello quando è posato nella bara dei soldati italiani morti in Iraq.

Queste sono valutazioni che anche il professor Pasquino dovrebbe fare, essendo la politica estera il documento di riconoscimento di un Paese ed il patriottismo il primo valore a cui la nostra tradizione si richiama.

A quanti si lamentano poi del poco tasso di laicità della coalizione di cui il Pri fa parte, potremmo rispondere che la laicità sembrerebbe scomparsa nel nostro Paese, non tanto in questa o quella coalizione. Il Vaticano esercita un'importante Opa sui governi dell'Italia, indipendentemente dai colori che li distinguono.

Recentemente, un emendamento alla Finanziaria teso a far pagare l'Ici a tutte le organizzazioni che come attività necessarie utilizzano locali per attività commerciali, è stato votato da 28 deputati su 436 presenti. Non riusciamo a intravedere basi di laicità, né a destra, né a sinistra, per non parlare dell'ampio consenso che ricevono le tesi dell'onorevole Binetti, capace di far mettere in minoranza su presunte questioni etiche financo un membro del governo di centrosinistra. Per questo i repubblicani trovano piena cittadinanza soltanto all'interno del partito della Eldr.

La manifestazione di Forlì è stata un primo passo per mettere a fuoco l'identità di un movimento come il nostro e per ragionare sulle sue scelte politiche. Altri ne verranno.

Roma, 4 dicembre 2006