La Malfa: lettera aperta a Montezemolo/Strano il connubio sindacato-Confindustria Se gli imprenditori lasciano la leadership alla Cgil Questo il testo integrale della lettera aperta che il presidente del Pri Giorgio La Malfa ha inviato il 30 novembre al presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. di Giorgio La Malfa Caro Presidente, ho appreso ieri mattina da un rappresentante della Cgil, nel corso di un dibattito televisivo, che la Confindustria e le tre grandi confederazioni sindacali hanno predisposto un documento comune sui problemi del Mezzogiorno che sarebbe stato inviato a tutti i partiti nella giornata di ieri. Non ho ancora visto il documento, ma vorrei assicurarLa che esso verrà esaminato attentamente dal Pri. Noi consideriamo infatti il problema del Mezzogiorno come la questione delle questioni del nostro Paese, quella dalla cui soluzione dipende non soltanto il futuro economico dell’Italia, ma anche il suo complesso equilibrio sociale e politico. Da tempo abbiamo detto, in sede di maggioranza, che il governo non è riuscito finora a definire una strategia complessiva per affrontare questo problema. Per il Mezzogiorno non c’è nulla di analogo a quello che per esempio è stata la chiarezza di impostazione con la quale il governo ha saputo oggi affrontare la questione fiscale. Per queste ragioni noi abbiamo proposto nei mesi scorsi al governo di istituire nuovamente il Ministero del Mezzogiorno proprio per dare a questo problema una sua trattazione organica ed è una proposta sulla quale intendiamo ritornare nuovamente in questa fase nella quale il governo sta ridefinendo la sua struttura e attrezzandosi per la fase finale della legislatura. Noi ci auguriamo che nel vostro documento questa visione istituzionale sia condivisa e in ogni caso, ci ripromettiamo di farci interpreti di qualunque specifica proposta ci appaia convincente in esso. Ciò detto, però, Le debbo porre un problema di ordine politico. Questa comune iniziativa della Confindustria e dei sindacati segue di qualche giorno un attacco molto duro della Sua organizzazione al governo ed una manifestazione che ci ha un po’ sorpreso nella quale Lei e il segretario di una delle confederazioni sindacali siete apparsi davanti a una platea industriale sostenendo tesi che apparivano molto vicine fra di loro. Le sembra opportuna per l’organizzazione degli imprenditori condividere iniziative con il sindacato mentre sta per svolgersi uno sciopero generale contro la politica economica del governo proclamato dalle organizzazioni sindacali? Non crede, caro Presidente, che, presentandosi insieme con il sindacato, la Confindustria conceda al movimento sindacale una leadership delle forze sociali e sostanzialmente conduca la Confindustria a schierarsi sotto l’insegna di questa leadership? Oltretutto non tutti i sindacati sono eguali. Certamente le motivazioni della Cgil sono più intensamente politiche di quelle della Cisl e della Uil. Una Confindustria che scende idealmente in piazza insieme con i sindacati in un certo senso aiuta non la Cisl e la Uil a distinguersi, ma le costringe a riconoscersi nella leadership da cui esse cercano di divincolarsi, dalla confederazione guidata da Guglielmo Epifani. Aggiungo che a me certamente non preoccupa una posizione critica della Confindustria nei confronti del governo. Non è certamente la prima volta che questo avviene nella storia d’Italia del dopoguerra. E per certi versi un ruolo critico delle organizzazioni sociali aiuta il governo. Ma normalmente la Confindustria criticava i governi per le loro debolezze nei confronti del movimento sindacale e si collocava idealmente allo spettro opposto del movimento sindacale. E’ vero che vi sono stati momenti in cui Confindustria e sindacati trovarono una posizione comune - l’accordo Lama-Agnelli è uno di questi e Lei potrebbe dire che quello è un precedente a cui richiamarsi. Ma Lei sa che quell’accordo che introduceva un meccanismo automatico di adeguamento del salario fatto con l’obiettivo comprensibile di realizzare la pace sociale, è costato all’economia italiana conseguenze molto gravi ed ha richiesto battaglie infinite per poterlo cancellare. Le scrivo queste cose perché Lei sa con quanta preoccupazione io guardi ai problemi economici del Paese e quanto io ritenga importante l’azione che la Confindustria può svolgere per aiutare o spingere il mondo politico ad affrontare e a impostare correttamente questi problemi. Mi sento legittimato proprio per questa simpatia a parlarne con la franchezza che si deve in queste circostanze. |