Procreazione assistita/Dichiarazione di voto del senatore Del Pennino (11 dicembre 2003) Desidero esprimere il mio "no" più fermo e più convinto a questa legge illiberale, illogica, incoerente, incostituzionale ed inapplicabile, che la trasversale maggioranza che l'ha sostenuta ha rifiutato di modificare, anche per quegli aspetti che rappresentavano e rappresentano autentici errori di tecnica legislativa. Mi preme, per altro, cogliere questa occasione per ribadire un punto che considero di rilevante portata: lo scontro che si è svolto in quest'aula, e che si svolgerà domani nel Paese attraverso l'iniziativa referendaria che intendiamo promuovere, non è fra chi voleva una legge e chi non voleva nessuna legge, ma fra chi voleva questa pessima legge e chi voleva e vuole una buona legge. Una legge che non sacrificasse il diritto alla salute della donna nel nome dei diritti del concepito; una legge che non bloccasse ogni possibilità di ricerca sulle cellule staminali. Sarebbe bastato che, con un atteggiamento meno supino verso le indicazioni provenienti da Oltretevere, si fossero accolti i suggerimenti dati da tutti gli scienziati, i medici e ginecologi ascoltati nel corso delle audizioni tenute dalla Commissione Sanità di questo ramo del Parlamento, e ripresi poi nell'appello promosso dall'Associazione Luca Coscioni e sottoscritto da migliaia di ricercatori e di scienziati. Sarebbe bastato riconoscere il diritto di ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita anche alle coppie portatrici di malattie genetiche trasmissibili al concepito; sarebbe bastato non imporre alla donna un trattamento sanitario coatto; sarebbe bastato affidare ad un comitato scientifico la scelta circa le modalità e la quantità di embrioni da creare per ogni fecondazione; sarebbe bastato consentire la ricerca sugli embrioni già esistenti non utilizzabili per l'impianto e altrimenti destinati alla distruzione; sarebbe bastato non vietare la ricerca sulle cellule staminali col metodo del Tnsa indicato dalla Commissione Dulbecco che, per unanime parere, non pone problemi etici. Non avete accettato nulla di tutto questo. Su questi punti credo che sia giusto chiamare il Paese a pronunciarsi attraverso un referendum, ammesso che prima non sia la Corte Costituzionale a fare a pezzi la vostra legge. |