Il pontificato di Wojtyla e le critiche espresse con fermezza da Hans Kung/Secondo il noto teologo svizzero l'ultimo Papa ha puntato ad una restaurazione di tipo pre-conciliare Qualche riflessione in attesa di un nuovo successore In questi giorni possiamo dire che viene a mancare l'ultimo grande protagonista mondiale di un secolo, il XX, estremamente determinante per tutta la storia dell'umanità. È del resto difficile dopo oltre 26 anni immaginare la Chiesa guidata da un altro Papa che non sia Karol Wojtyla. E questa difficoltà è ancora maggiore in quanti sono di età intorno ai trent'anni e che quindi non hanno mai assistito ad altre "fumanti" successioni. Come da tutti affermato, nella solita ed un po' stancante retorica di queste ore, è innegabile che questo pontefice sia stato un importante protagonista della storia mondiale. Questo Papa, agendo non semplicemente da guida spirituale bensì da vero e proprio capo di Stato, ha segnato in particolare la storia dell'Europa in un periodo importantissimo di cessazione dei conflitti (anche se nel corso del suo lungo pontificato si sono vissuti, proprio nel cuore del vecchio continente, i tristi anni dell'ex Jugoslavia e del dramma bosniaco) e di superamento delle laceranti spaccature ideologiche del ‘900. Ed il merito più grande che va riconosciuto è proprio l'aver accelerato il comunque inevitabile collasso del sistema comunista, che aveva umiliato la libertà e la vita di milioni di persone. Ma proprio perché da tante parti viene il giusto riconoscimento per i meriti, ritengo opportuno compiere un'analisi circa alcuni aspetti criticabili (per così dire) dell'opera di questo Papa. Non possono trascurarsi a tal proposito le feroci critiche, alcune delle quali assolutamente condivisibili, rivolte dal teologo cattolico Hans Kung, il quale ha definito questo pontificato come il più contraddittorio del XX secolo. Il Corriere della Sera di sabato 26 marzo riportava a tutta pagina le ben undici contraddizioni che avrebbero segnato l'opera di Wojtyla e che, secondo Kung, avrebbero costretto milioni di fedeli ad una drammatica crisi spirituale. L'accusa più grave riguarda i rapporti interni alla Chiesa. Il teologo svizzero ritiene che si sia instaurata una politica che ha "puntato alla restaurazione dello status quo ante Concilium, a impedire le riforme, al rifiuto del dialogo intra-ecclesiastico e al dominio assoluto di Roma". Questo Papa in effetti "ha disprezzato la collegialità del Pontefice con i Vescovi decretata proprio dal Concilio Vaticano II", e a termini quali "aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica" si sono preferite parole del tipo "restaurazione, magistero, obbedienza, ri-romanizzazione". Ma le accuse di Kung si estendono anche ai vescovi, rei di comportarsi con atteggiamenti tipici dei "governatori romani" e ai troppi teologi che si limitano a scrivere in modo conformista, mentre le menti critiche vengono trattate "con metodi da Inquisizione". Ma a questa critica, tutta interna alla Chiesa cattolica, si aggiunge una severa considerazione per certe altre posizioni assunte nei confronti delle donne e della sessualità. Fa notare Kung quel che tanti scienziati e medici, nonché operatori sociali, denunciano quotidianamente nel trovarsi a lottare contro la povertà e le epidemie soprattutto del terzo mondo. Nota è, infatti, la posizione sostenuta e ribadita più volte con forza dal pontefice in merito ai metodi contraccettivi (addirittura appartenenti alla "cultura della morte", sic!). In realtà proprio la contraccezione può aiutare a diminuire l'esplosione demografica di certe aree del sud del mondo e l'uso del profilattico può scongiurare il dilagante fenomeno dell'AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili che ogni anno mietono diverse decine di migliaia di vittime. Ignorare questo vuol dire rifiutarsi ipocritamente di guardare in faccia la realtà. Ma atteggiamento ancor più ipocrita è tenuto da coloro, la stragrande maggioranza composta da giovani, che pur inneggiando a questo Papa poi in privato non condividono nulla delle sue indicazioni in materia sessuale. Ma come dimenticare l'elevato numero di beatificazioni compiute durante questo lungo pontificato. Agli onori degli altari sono saliti tutti: da un "Papa buono" come Giovanni XXIII, al famigerato Pio IX, giustamente definito da Kung come un "antidemocratico, antisemita, autoritario", da Padre Pio da Pietrelcina, a José Maria Escrivà, noto fondatore dell'Opus Dei, associazione religiosa di dubbia moralità, certamente influente da un punto di vista finanziario e politico, "antidemocratica e in passato compromessa con regimi fascisti". Ma non possiamo in ultimo non condividere anche quelle critiche relative agli intrighi della Chiesa in vicende mafiose, scandali e crimini, citati da Kung: Banca Vaticana, suicidio Calvi, omicidio-suicidio delle guardie svizzere, pedofilia, ecc., sui quali il Papa non ha preso una posizione di netta condanna o è stato titubante nella loro denuncia. E lascia perplessi l'accoglienza riservata dal Vaticano a Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo e del movimento Regnum Christi, reazionario ed estremamente conservatore, definito giustamente da Kung come un "insigne criminale". Certo, il Pontefice ha chiesto perdono per gli errori commessi in passato dalla Chiesa. Ora aspettiamo con ansia l'arrivo di un nuovo pontefice che chieda perdono per gli errori commessi dalla Chiesa a guida Wojtyla, anche se esaminando i più accreditati papabili speriamo semplicemente che lo "Spirito Santo" scenda ad illuminare le menti compiendo il miracolo della elezione a Papa del cardinale "meno peggio". Giovanni Postorino Segretario Nazionale F.G.R. |