Ravenna dimostri il suo amore per il partito

L'amico Paolo Gambi, ex vice-segretario nazionale, ex segretario regionale dell'Emilia Romagna, ex segretario provinciale di Ravenna, dopo le sue dimissioni da quest'ultimo incarico dichiara: "Il PRI a Ravenna e in Romagna deve essere collocato stabilmente nelle coalizioni di centro-sinistra, non solo per contribuire a migliorare i governi locali, nell'interesse dei cittadini e nel solco della lunga tradizione di buon governo e di serietà programmatica del PRI; non solo perché le nostre città sarebbero di gran lunga peggio governate dal centro-destra, assolutamente privo di una classe dirigente degna di questo nome; ma anche perché, quando l'inevitabile fallimento del Governo nazionale di centro-destra farà finalmente comprendere a tutti i Repubblicani quanto sia stata sciagurata la scelta di La Malfa e Nucara, di collocare la gloriosa tradizione repubblicana in un'alleanza politica per noi innaturale, in quel momento occorrerà una classe dirigente repubblicana che sappia riprendere il cammino che è stato interrotto al Congresso di Bari" (La Voce di Romagna - marzo 2004).

Dalla premessa si dovrebbe evincere facilmente che l'amico Gambi, avendo esercitato e per lungo periodo ruoli dirigenziali importanti nel PRI, sia stato incapace di prendere qualsivoglia iniziativa che incidesse nella politica nazionale repubblicana. Eppure godeva della considerazione e dell'amicizia politica e personale dell'allora segretario nazionale del PRI Giorgio La Malfa.

Ci rendiamo conto che per una persona di altissime ambizioni politiche con una notevole dose di autonconsiderazione sia difficile, molto difficile, dirigere un partito a livello provinciale, regionale e nazionale.

Se così non fosse ci dovrebbe spiegare perché, lui dirigente provinciale, ha tenuto nel gruppo consiliare repubblicano del Comune di Ravenna un signore che era uscito dal PRI sbattendo la porta e aderito ad altra formazione politica; ci dovrebbe spiegare altresì perché intere sezioni repubblicane cambiavano simbolo e bandiera aderendo anch'esse ad altre formazioni politiche; ci dovrebbe spiegare perché al Consiglio Nazionale del PRI di luglio 2003, quando è stato chiesto ai dirigenti repubblicani (italiani non europei) di dare la disponibilità a candidarsi con una lista rappresentata dal solo simbolo dell'Edera egli, pur essendo presente, non ha risposto all'appello e infine ci dovrebbe spiegare perché nell'ultimo Consiglio Nazionale non ha votato sull'alleanza con Vittorio Sgarbi.

L'amico Gambi, che gode della nostra stima, dovrebbe sapere che per guidare un partito bisogna valutare situazioni complesse e complicate.

La guida di qualsiasi organismo non si può basare solo sulla forza delle proprie idee, che hanno ovviamente una valenza primaria, ma non possono essere totalizzanti, specie quando non sono condivise.

Gli amici ravennati hanno un'occasione per dimostrare il loro amore al PRI. E' probabile che una personalità repubblicana di Ravenna sia candidata per le consultazioni europee. Possono impegnarsi a votarla, a farla votare e a portarla al Parlamento Europeo. Dubitiamo molto che ciò avverrà.

L'amore per il PRI non si compra al mercato delle interpartitiche.

Come scriveva Mazzini:
"Ma questa bandiera, che non s'impone, né chicchessia può tentare d'imporla senza mentire a sé stesso, io la sollevo scrivendo per profondo convincimento, e perché non mi è fatto di trovare finora un'altra che più di questa assicuri la libertà e il Progresso dei Popoli: ma chi oserebbe tentare di farla bandiera della Nazione in nome di una minoranza e senza il consenso della Nazione medesima?"