Rigore non è soltanto far quadrare i conti

I principali mezzi di informazione italiani riferiscono in questi giorni dell'avviso di sforamento del rapporto deficit/pil che la Commissione Europea avrebbe inviato, o più esattamente sarebbe in procinto di inviare, al nostro Paese. Per farlo usano la terminologia più disparata, passando dal tecnicistico (e vagamente inquietante) early warning ad un più prosaicamente calcistico "cartellino giallo".

Non siamo i soli ad aver ricevuto questo avvertimento e, checché ne dicano gli esponenti dell'opposizione, l'idea del "mal comune mezzo gaudio" un po' di consolazione ce la dà. Anzi, ci fa riflettere.

Può ancora reggere il Patto di stabilità, un accordo economico e finanziario che quasi la metà degli Stati attualmente membri dell'Unione ha dimostrato di non essere in grado di rispettare, con alle porte la grande incognita rappresentata dai Paesi dell'Est? E soprattutto, anche se si trattasse solo di scollamenti finanziari temporanei, ha un senso rispettare delle norme fissate in una congiuntura economica radicalmente diversa da quella attuale e già allora fatte oggetto di numerose critiche?

Senza dubbio, le regole vanno rispettate. Ma è anche vero che non possono esistere regole immutabili per principio, soprattutto in un settore come quello della macroeconomia dominato da forze dinamiche e in parte non prevedibili. Se il Patto non funziona, se si mostra inadatto ad operare nell'attuale situazione di crisi, non è un'eresia o un sacrilegio chiedere che venga modificato in alcune delle sue parti.

E' stato altresì fatto notare che questo Patto ha come obbiettivo principale, per l'appunto, la stabilità e non la crescita. In questo raggiunge perfettamente il suo scopo. L'Europa non è mai stata così "stabile" come adesso: una Costituzione la cui firma è un evento che non appartiene nemmeno al prossimo futuro, una politica estera totalmente frammentaria e in buona misura inefficace, un'economia stagnante. Un modello di Europa basato su di un modo di pensare che, in tutta franchezza, non è molto convincente.

Nessuno vuole negare l'importanza dell'idea di "rigore". Forse però, per sbloccare la situazione attuale dobbiamo pensare che "rigore" non significa solo far quadrare i conti di uno Stato.

Significa anche, e soprattutto, dare prova di un impegno concreto per ridare efficacia a quelle istituzioni comunitarie che in un momento come quello attuale potrebbero giocare un ruolo determinante sullo scacchiere internazionale e continentale; significa adottare un forte rigore morale per realizzare gli ideali di libertà e fratellanza che sono alla base del Trattato di Roma e quindi della stessa Unione Europea.

Anche a discapito di due punti decimali nel rapporto tra deficit e pil.

Riccardo Masini, Fgr Roma