Intervista a Francesco Cossiga/Ostaggi: scendere in piazza contro il Governo è inaccettabile "Scappare come gli spagnoli lede la dignità dell'Italia" Il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga è convinto che l'Italia non debba scappare dall'Iraq in questo momento e si augura che nessuno scenda in piazza contro l'attuale Governo. Ecco perché. Presidente Cossiga, che giudizio può dare su quanto sta accadendo in Iraq sulla sorte dei nostri connazionali ostaggi dei terroristi iracheni? "Premetto che quando si è trattato di aderire militarmente e politicamente all'intervento unilaterale angloamericano in Iraq, ho espresso un voto contrario. Non l'ho fatto certo per ragioni di carattere politico, di carattere etico. Ma per ragioni di carattere costituzionale. Mancando l'ombrello delle nazioni Unite, non penso che noi potessimo intervenire, anche perché, ritenendo che la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi, non vedevo nell'azione americana un orizzonte politico, come poi si è dimostrato. Ho detto anche che non avrei votato a favore del mantenimento delle unità militari italiane, ma questo fino al momento in cui sono stati sequestrati gli italiani". Poi cosa è cambiato? "Scappare come hanno fatto gli spagnoli dopo l'attentato dell'11 marzo, mi sembra in contrasto con la dignità del nostro Paese. Deploro che il governo italiano non abbia preso una forte iniziativa politica chiedendo la riunione del Consiglio europeo per una sessione straordinaria e del Consiglio della Nato per un'azione concordata tra l'Europa, gli Stati Uniti e la Federazione russa, cercando di smuovere le Nazioni Unite che sono sotto la guida di questo debole (non voglio usare termini più forti) segretario generale Kofi Annan, noto per essere capace di scappare dove vi sono conflitti. Come è accaduto in Africa. L'Onu, per mezzo del suo segretario generale, è responsabile degli 800.000 morti negli scontri in Rwuanda tra Tutsi e Hutu. Cosa fare di fronte al ricatto politico dei terroristi che chiedono il nostro ritiro? Credo che se risulta vero questo ricatto politico da parte di chi detiene questi nostri concittadini - e ne ha ucciso uno - il nostro atteggiamento è prevedibile. Se si fosse trattato di una banda di criminali sarebbe stato sufficiente pagare il riscatto. Ma non si tratta di questo, bensì di forme di resistenza e di guerriglia irachena di matrice sunnita e ispirata dai seguaci di Saddam Hussein, con innesti di Al Qaeda. Questo fenomeno della febbrile rinascita islamica, con la quale dovremo confrontarci, ha chiesto un prezzo politico. Questo prezzo politico poteva essere il ritiro del nostro contingente. In Spagna, Zapatero ha ritenuto di non poter resistere ad un nuovo attentato ed è scappato. Purtroppo gli spagnoli sono scappati. Oppure si sarebbe potuti arrivare ad uno scambio di prigionieri come avviene quando gli eserciti sono in guerra. Questa può essere considerata come una guerra, una guerra speciale: abbiamo avuto scambi di prigionieri anche nel corso della Seconda guerra mondiale. Quella dello scambio sarebbe stata una via chiara". Quindi ritiene inaccettabili le critiche al Governo in questo momento? "Penso che sia inaccettabile scendere in piazza contro il Governo e la considero una cosa intollerabile. Io non ho mai votato a favore del Governo e mi considero un indipendente d'opposizione. Mi auguro che per dignità nessun italiano scenda in piazza adesso contro il Governo Berlusconi, soprattutto per aderire ad una richiesta della guerriglia irachena". Pensa che gli italiani avrebbero dovuto vedere il video dell'esecuzione di Quattrocchi? "Penso che gli arabi moderati non lo faranno vedere mai, perché la reazione dell'opinione pubblica, anche quella più favorevole agli islamici, sarebbe troppo forte. Non lo faranno vedere mai". Oliviero Diliberto, ieri ha dichiarato che è necessario manifestare contro gli Usa in occasione della visita a Roma di Bush per celebrare la liberazione di Roma. "Roma è stata storicamente liberata dagli angloamericani. L'amico Oliviero Diliberto questo non può dimenticarlo. Il segretario dei Comunisti italiani non può certo pensare che Roma sia stata liberata da chi ha messo la bomba in via Rasella. Questo dobbiamo ricordarlo. Che Bush venga a ricordare e celebrare la liberazione di Roma: è un suo dovere e diritto farlo. Abbiamo celebrato il 25 aprile e la nostra gloriosa Resistenza. Ma non è stata la Resistenza a sconfiggere i nazisti. Noi siamo stati un Paese sconfitto e la Resistenza è servita per riscattarci moralmente, ma non certo per liberare il nostro Paese". Vede analogie tra quello che sta accadendo oggi in Italia e negli scenari internazionali e quello che accadde tra l'agosto del 1979 e il settembre del 1980, quando lei fu Presidente del Consiglio? "No, assolutamente no. Allora era tutto più chiaro per quanto riguarda il terrorismo. Vi era un'unità politica civile e sociale. Riuscimmo a battere il terrorismo grazie a questa unità politica. Io sono uno sconfitto perché non sono riuscito a liberare Aldo Moro, ma altri hanno vinto. Non io purtroppo. La vittoria fu dovuta alle forze di polizia ma soprattutto ad un'azione politica unitaria. Certo, ci furono degli aspri scontri per il dispiegamento dei missili mentre eravamo accanto al governo del socialdemocratico tedesco Schmidt. Tutto rimase nell'ambito della discussione parlamentare, perché allora vi fu un accordo - che adesso si può rivelare - tra me e il segretario del Pci Enrico Berlinguer. I sovietici andarono su tutte le furie e mandarono in Italia Boris Ponomariov. Nell'interesse di tutte le forze politiche tutto fu mantenuto in ambito parlamentare senza giungere alla piazza". (Intervista a cura di l. p.) |