Il Riformista" 15 aprile 2003/Dissensi. Il Rischio di riforme costituzionali al buio "Perché non voto la devolution di Bossi" di Giorgio La Malfa Caro direttore, negli ultimi giorni della scorsa legislatura, il centro sinistra portò al voto parlamentare la propria proposta di riforma del titolo V della Costituzione. L’opposizione, che pure, nella prima fase della legislatura nella Commissione Bicamerale, aveva contribuito almeno in parte alla elaborazione di quelle proposte, dichiarò che il tempo per riforme di questa portata era ormai scaduto e preannunciò il proprio voto contrario. A quel punto, io proposi alla maggioranza (di cui ancora facevo parte) ed in particolare ai Ds di non insistere per la votazione. Mi sembrava molto più importante affermare il principio che le modifiche costituzionali debbano essere espressione di una intesa fra maggioranza ed opposizione piuttosto che ottenere la soddisfazione effimera di affermare, come mi fu detto, che la maggioranza non si faceva fermare dalle obiezioni dell’opposizione. Coerentemente con quella posizione votai contro la riforma del titolo V della Costituzione. Le conseguenze di quella decisione di allora sono che oggi, di fronte al testo presentato dal governo, il centro-sinistra è in grande difficoltà perché, avendo affermato il principio che i mutamenti della Costituzione non richiedono, sul piano politico, una condivisione più ampia, non può opporre un granché alla decisione dell’attuale maggioranza. Quanto al merito del testo che è oggi all’esame del Parlamento, osservo che l’impostazione di esso è migliore di quella del centro sinistra. Mentre infatti la riforma introdotta nella scorsa legislatura affidava oltre venti materie alla legislazione concorrente dello Stato e delle regioni e quindi generava inevitabilmente sovrapposizioni e conflitti, la soluzione presentata dal governo riduce al minimo il rischio di questi conflitti poiché individua materie che sono di competenza esclusiva dello Stato ed altre che sono di competenza esclusiva delle regioni. In tal modo dovrebbero ridursi le occasioni di conflitto fra Stato e regioni. Il testo, tuttavia, non mi soddisfa perché nelle materie che riguardano l’ordine pubblico e la scuola ritengo che la competenza debba essere dello Stato. In tal senso ho presentato alcuni emendamenti che coincidono con emendamenti dell’opposizione. Inoltre, sembra che il Consiglio dei ministri abbia approvato venerdì un testo più ampio di riforma del titolo V che comprenderebbe (o assorbirebbe?) il disegno di legge Bossi. Ignoro di cosa esattamente si tratti anche perché non ho mai avuto modo di discutere di questi argomenti con i leader della maggioranza. E poiché non mi sento di votare riforme costituzionali parziali senza sapere con precisione in quale quadro esse si collochino, ho deciso che non prenderò parte al voto finale sul provvedimento. Lo stesso, del resto ha fatto alcune settimane fa al Senato, il senatore repubblicano Antonio Del Pennino La Costituzione è una materia troppo delicata per poter intervenire al buio e, così come ho considerato grave che il centro sinistra solo perché voleva sbandierare davanti agli elettori il trionfo di aver votato un riforma costituzionale, non credo che l’avvicinarsi delle elezioni amministrative sia motivazione sufficiente per procedere in questa materia. |