Senato mercoledì 2 aprile/Dichiarazione di voto del sen. Del Pennino sulla delega al Governo in materia di protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche Signor Presidente, con l'emendamento 1.1 proponiamo di tornare al testo della direttiva che era stato recepito nel disegno di legge presentato dal Governo Berlusconi e, nella passata legislatura, dal Governo D'Alema, sopprimendo le parole aggiunte dalla Commissione: "sin dal momento del concepimento e". Infatti, facendo riferimento al momento del concepimento si rende un'affermazione di principio, frutto di un'impostazione ideologica e religiosa del tutto rispettabile, ma scientificamente non incontrovertibile. Si afferma, cioè, il principio che l'embrione è un individuo dotato di identità sin dalla fecondazione, per cui non esiste grado intermedio tra la realtà umana e quella non umana; ma questo, proprio perché rappresenta una posizione di principio frutto di un'impostazione ideologica nei confronti della quale pur abbiamo la massima considerazione, se tradotto in una norma di legge, risponde alla logica di uno Stato etico, non di uno Stato di diritto. Vorrei ricordare ai colleghi di Forza Italia che analoghe considerazioni ha fatto il vice presidente del Gruppo Forza Italia della Camera, onorevole Cicchitto, che ha richiamato anche un documento di autorevoli scienziati su questo punto, in cui essi ponevano problematicamente la questione relativa alla presenza di una individualità umana sin dal concepimento. Si legge in questo documento, fra i cui firmatari figurano la collega senatrice Rita Levi Montalcini e il professor Veronesi: "Noi diciamo umilmente che non sappiamo quando inizi la persona, ma siamo convinti che essa non abbia inizio dal concepimento". Non vogliamo sostenere questa convinzione, ma non si può nemmeno affermare il principio opposto. In una materia che divide le coscienze e i credi, penso sia buona tecnica legislativa non introdurre qualcosa che è destinato a dividere e poi lo vedremo nell'esame degli emendamenti successivi a tradursi in forti vincoli per le possibilità di sviluppo della ricerca scientifica nel nostro Paese. Per questo, con l'emendamento 1.1 proponiamo di abolire le parole: "sin dal momento del concepimento e" per ritornare al testo iniziale del Governo; il che non significa ripeto negare che la vita abbia inizio dal concepimento, ma semplicemente riconoscere che questa legittima convinzione individuale non può tradursi in imposizione di legge da cui trarre, poi, conseguenze limitative per la ricerca. Infine, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico Signor Presidente, l'emendamento 1.3 intende correggere la formulazione contenuta nel testo del disegno di legge trasmessoci dalla Camera precisando che il divieto di brevettabilità delle ricerche fatte attraverso l'utilizzo degli embrioni, non riguarda "gli embrioni già prodotti e non utilizzabili per l'impianto". Inoltre, prevediamo che, pur stabilendo la non brevettabilità delle ricerche basate sulle cellule staminali direttamente ottenute da embrioni umani, si autorizzi "la brevettabilità di linee cellulari staminali umane ottenute con altre tecnologie". Vorrei brevemente, a illustrazione di questo emendamento, ricordare come il problema della destinazione degli embrioni non più utilizzabili per l'impianto era stato posto in un recente dibattito sulla bioetica da un uomo che certo non può essere considerato carico di pregiudizi nei confronti del mondo cattolico, come il senatore Amato, il quale aveva avanzato al cardinale Lehmann la seguente domanda: possiamo permettere che questi embrioni, che da quando esistono sono un progetto di vita, vengano eliminati facendoli morire a migliaia inutilizzati dentro i congelatori? O non è più logico, chiedere, a chi ha prodotto l'embrione, nel caso non venisse usato a fini procreativi, il consenso di utilizzare le cellule staminali? Per quanto riguarda le cellule staminali, poi, vorrei aggiungere che con la formulazione contenuta nell'attuale testo della Commissione viene esclusa anche la possibilità di ricerca e di brevettabilità su cellule staminali ottenute con trasferimento nucleare. Ho qui il rapporto Dulbecco (della commissione Dulbecco facevano parte 25 scienziati e il cardinale Tonini) che, al capitolo secondo, così afferma: "La commissione ha riconosciuto esenti da problemi etici irrisolvibili: (...) l'uso di cellule staminali da trasferimento nucleare. Quelle cellule staminali che vengono ottenute mediante riprogrammazione genetica per trasferimento di nuclei di cellule somatiche in citoplasti artificiali umani e/o animali, purché non comporti lo sviluppo di embrioni umani (TNSA). Nel caso di citoplasti umani viene previsto esclusivamente lo sviluppo di stipiti cellulari tessuto specifici". Qualora l'emendamento da noi presentato non fosse approvato, non solo vieteremmo ogni possibilità di ricerca sugli embrioni sovrannumerari e non utilizzabili per l'impianto, ma bloccheremmo anche la possibilità di utilizzazione delle cellule staminali che sono state indicate dal rapporto Dulbecco e che rappresentano una speranza per milioni di malati. Nei giorni scorsi su questo punto 917 scienziati hanno rivolto un appello al Parlamento, promosso dall'Associazione Luca Coscioni: credo che tale appello non possa essere lasciato cadere nel nulla. Signor Presidente, svolgerò una dichiarazione di voto complessiva sia sull'emendamento in esame, sia sull'emendamento 1.7. Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su questi emendamenti che pongono un problema analogo. Noi introduciamo, con questa legge delega, più rigorosi criteri per quanto riguarda il consenso informato per i prelievi effettuati dal corpo umano a fini di ricerca e stabiliamo che non è brevettabile nessuna scoperta basata su prelievi dal corpo umano che siano fatti senza il consenso libero e informato del soggetto a cui sono stati prelevati. Non vi è nessun dubbio sull'opportunità di questo principio; nessuno lo mette in discussione, come nessuno mette in discussione l'opportunità dell'altra norma che prevede che debba essere indicata la provenienza del materiale, animale o vegetale, utilizzato per la ricerca, per evitare la cosiddetta pirateria genetica nei confronti dei Paesi sottosviluppati. Anche questa disposizione è sacrosanta. Ma vi è un problema relativo al periodo transitorio: se sono in corso ricerche basate su dei prelievi che sono stati operati senza rispettare queste più rigorose norme che noi introduciamo che cosa succede? Se noi non stabiliamo un regime transitorio quelle ricerche debbono essere sospese, le eventuali scoperte non sono brevettabili e quindi si crea una condizione che realizza un grave danno per la ricerca scientifica nel nostro Paese. Per questo con gli emendamenti 1.6 e 1.7 che ho presentati assieme ai colleghi Castagnetti e Crinò, si prevede che tali norme abbiano valore a partire dal materiale isolato dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1 della presente legge. In questo modo affermiamo il principio, ma consentiamo un regime transitorio che la stessa direttiva europea prevedeva quando diceva che per quanto riguarda i prelievi precedenti valeva la legislazione nazionale previgente. Su entrambi gli emendamenti, signor Presidente, chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico. Signor Presidente, annuncio con un certo rammarico il voto contrario sul provvedimento in esame. So, infatti, che la direttiva europea doveva essere recepita da tempo dalla nostra legislazione nazionale; so che è in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell'Italia. Ma ritengo che un disegno di legge delega, come quello che ci accingiamo ad approvare, ponga limiti alla possibilità di ricerca in Italia ed allo sviluppo del lavoro dei nostri scienziati, ed oggettivamente ci metterà in una situazione di difficoltà nei confronti degli altri Paesi. Si continua a parlare di "fuga dei cervelli" e del fatto che bisogna trovare le strade per invertire tale tendenza, ma poi, nel concreto, quando si affrontano i provvedimenti legislativi, si opera in senso esattamente opposto: si determinano, cioè, le condizioni affinché i nostri ricercatori vadano altrove. Inoltre, si creano le premesse affinché l'industria biotecnologica italiana, che è già fortemente arretrata rispetto a quella degli altri Paesi europei, divenga tributaria dei brevetti di altre nazioni. Questo c'è stato evidenziato anche nel corso delle audizioni svolte dalle Commissioni 10a e 12a del Senato, ed in particolare dal professor Dalla Piccola. Si tratta di una realtà oggettiva che oggi già verifichiamo e che aggraveremo con questo provvedimento. Il Presidente del Consiglio, negli scorsi giorni, ha dichiarato che il problema del mancato collegamento tra il mondo della ricerca e quello dell'industria deve essere risolto, perché rappresenta uno degli elementi di ostacolo al progresso tecnologico del Paese. Mi sembra che, approvando questo tipo di delega per il recepimento della direttiva, avendo respinto gli emendamenti da me presentati, oggi il Senato si sia comportato in modo schizofrenico rispetto alle indicazioni date dal Presidente del Consiglio, assumendosi una grave responsabilità. Infatti, invece di fornire un contributo allo sviluppo della ricerca e dell'industria biotecnologica italiana, si pone un forte ostacolo su questa strada. |