La dichiarazione di voto di Francesco Nucara

Dichiarazione di voto del segretario del Pri Francesco Nucara, nella seduta di Montecitorio, 2 agosto 2006.

"Signor Presidente, tanti sono i motivi per cui non è possibile votare la fiducia al Governo sul provvedimento legislativo in discussione, qualcuno di ordine costituzionale: non vi sono i requisiti di necessità e di urgenza.

Non discuto di quante fiducie chiede il Governo. Ciò è nelle sue prerogative e, se ritiene giusto porre la fiducia su provvedimenti di tal genere, lo faccia, ma non è un problema dell'opposizione e del paese: è un problema del Governo che, evidentemente, non rappresenta il paese, ma una parte di esso. Condivido quanto affermato dall'onorevole Giulio Tremonti, ossia che questo decreto rappresenta il 5 per cento di liberalizzazione e il 95 per cento di vessazione.

Infine, signor Presidente - visto il poco tempo che ho a disposizione, mi devo limitare a cose puntuali - voglio richiamare l'attenzione sull'articolo 20, comma 3-ter, del provvedimento alla nostra attenzione che riguarda l'editoria. Tale comma consente ad alcuni organi di partito, che non ne avrebbero più diritto, di usufruire di finanziamenti attinti dalle risorse pubbliche, con ciò massacrando l'editoria di partito o la libera editoria, che sarebbe costretta, di fatto, a rinunciare ai contributi relativi, tanto alto sarebbe il taglio cui sarebbero sottoposti. Con questo provvedimento vengono favoriti alcuni giornali e alcuni quotidiani di partito, che, in base alla legge vigente, non ne avrebbero diritto, mentre usufruiranno di cospicui finanziamenti.

Per questi e per altri motivi, noi non voteremo la fiducia a questo Governo".

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Tra le numerose misure "necessarie e urgenti" previste nel decreto Bersani vi è anche, nell'art.20, la riduzione dei contributi pubblici ai giornali organi di partiti politici e ai giornali editi da cooperative. Il testo originale, pubblicato troppo tempestivamente dal Sole24Ore, prevedeva un taglio così alto che avrebbe di fatto azzerato i contributi. Accortisi in nottata dell'errore commesso, gli anonimi estensori del testo lo hanno modificato prevedendo un taglio ai contributi all'editoria di un milione di euro per il 2006 e di 50 milioni a partire dal 2007. Secondo calcoli approssimativi questa manovra dovrebbe portare a una riduzione dei contributi ai giornali di partito e in cooperativa di un 10% all'anno. Il provvedimento, particolarmente odioso, perché colpisce la fascia più debole dell'editoria, è stato aspramente criticato non solo dai giornali interessati ma anche dalla Federazione della Stampa e da numerosi parlamentari di entrambi gli schieramenti. Proteste che, almeno per il momento, il governo non ha ritenuto opportuno ascoltare. Ma su un altro versante, invece, è stato molto sollecito. Infatti, nella conversione in legge del decreto il governo si è affrettato ad aggiunge all'art.20 un comma aggiuntivo che modifica l'art.153 della legge 388 del 2000, che limitava i contributi ai soli organi di partito che avessero un gruppo parlamentare. Come mai tanta urgenza? E' semplice, perché Ds e Margherita non hanno più un loro gruppo parlamentare, avendone costituito uno unico nel nome dell'Ulivo. Ma Margherita e Ds hanno ciascuno un organo di stampa, Europa e L'Unità, entrambi beneficiari della contribuzione pubblica. Aver costituto nelle Camere un gruppo parlamentare unico significava perciò perdere i contributi per uno dei due giornali. Di qui la necessità e l'urgenza di modificare la legge del 2000 e prevedere il diritto ai contributi ai quei partiti che avevano un gruppo parlamentare al dicembre del 2005!

Nessuno si è scandalizzato di questa "piccola" legge ad personam passata con il voto di fiducia. Noi sì.