Lettera di Nucara a Pera: italiani, popolo di meticci Questo il testo della lettera aperta che il 25 agosto 2005 il segretario del Pri, Francesco Nucara, ha inviato al presidente del Senato, Marcello Pera. Caro Presidente, ho letto con molta attenzione il Suo intervento al Meeting di Rimini e mi rammarico, anche per la stima che nutro per Lei, di aver provato una profonda preoccupazione di fronte alle Sue parole. Il Partito Repubblicano comprende bene, ovviamente, il senso di minaccia all'Occidente causato dall'integralismo islamico, sappiamo bene del Suo desiderio di contrastare questa minaccia con fermezza e Gliene diamo atto volentieri. Ma non riteniamo che si faccia un servizio a questa causa, che sosteniamo insieme, assimilando interamente l'Islam al fanatismo religioso e al terrorismo. Basti pensare alle bombe in Irak, che colpiscono essenzialmente i tanti musulmani desiderosi di una emancipazione civile e politica negata dal regime di Saddam per molti anni. Altrettanto comprendiamo le ragioni di voler difendere l'identità nazionale di un popolo e i suoi riferimenti culturali ma non abbiamo interesse ad ottenere questo erigendo una torre inaccessibile ai processi della storia in corso. Non ci sono piaciute le Sue parole in merito e non possiamo approvarle per nessuna ragione. Gli italiani, oltretutto, sono frutto di una lunga assimilazione di etnie diverse - quella etrusca, romana, greca, giudaica, araba, normanna, per citarne solo alcune - compiuta nel corso dei secoli. Siamo tutti meticci in senso proprio, forse più di ogni altro popolo europeo, e io che sono nato a Reggio Calabria posso dirlo con una certa consapevolezza e con orgoglio. Le ragioni che hanno visto i repubblicani opporsi all'immigrazione clandestina non sono certo etnico-culturali bensì socio-economiche. Perché è aspirazione di uno Stato democratico poter offrire apertura e integrazione ad ogni altro popolo, sull'esempio dell'Inghilterra, dove convivono pacificamente popoli diversi in una stessa patria. Perché dunque sollevare una questione etnico-religiosa; perché la solleva un laico quale Lei è, quando non la solleva nemmeno la Chiesa cattolica, che anzi sottolinea, e giustamente, che non vi è conflitto fra Cristianesimo e Islam? A questa domanda noi attendiamo una Sua risposta ed un chiarimento, che sarebbero quanto mai opportuni, considerando anche l'alto ruolo istituzionale da Lei ricoperto e l'equilibrio che il Presidente della Repubblica ha sempre mantenuto in questi difficilissimi frangenti, come si richiede alle nostre principali cariche dello Stato. Con viva cordialità, Francesco Nucara |