Francesco Nucara a "La Gazzetta del Sud"

"No al braccio di ferro fra i soggetti coinvolti"

Gioia Tauro, le delibere del Cipe devono basarsi su elementi sicuri

La seguente intervista al segretario nazionale del Partito repubblicano, Francesco Nucara, a cura di Teresa Munari, è stata pubblicata sulla "Gazzetta del Sud" di lunedì 4 agosto 2003.

Sull'area portuale di Gioia Tauro, sul destino di questo porto già doppiato a Cagliari dalla stessa Società che lo ha imposto al sistema mondiale dello shipping, sulle attese del territorio, illuse e disilluse a proposito di zona franca... "sì!"; "no!"; "aperta!"; "chiusa!"; "Non c'è! Si! È un'altra cosa", serve ragionare, e nell'interesse di tutto il territorio, giova farlo a scudi abbassati. Da qualche giorno poi un altro e più pericoloso nuovo fronte si è aperto a proposito di una delibera del Cipe, "bloccata dalla Regione per fare perdere a quest'area importanti finanziamenti", tesi che è riuscita ad aprire una breccia persino fra i sindacalisti più illuminati. Per fare chiarezza la "Gazzetta del Sud" si è rivolta al sottosegretario all'Ambiente, Francesco Nucara che, per il suo ruolo al Governo, è un testimone diretto dell'accaduto, essendo fra coloro che hanno titolo di sedere al tavolo del Comitato, quel Cipe che avrebbe deciso di "penalizzare", la Calabria.

Sottosegretario, vogliamo rimettere su giusti binari la questione dell'hub interportuale di Gioia Tauro?

"La richiesta di finanziamento, sulla base della Legge obiettivo, riguarda una serie di infrastrutture, riconducibili tutte ad un disegno organico e relativo ad opere che si realizzeranno con finanziamenti privati, con fondi stanziati dal ministero delle Infrastrutture, e con risorse che la Legge obiettivo mette a disposizione degli hub interportuali, fra i quali c'è ovviamente quello di Gioia Tauro".

A quale di queste tre fonti di finanziamento si riconducono gli ormai famosi 92 milioni di euro?

"Considerato che il piano complessivo della proposta per l'hub (area portuale, ndr) di Gioia riguarda 4 interventi che si articolano in relativi 13 progetti, a fronte un investimento a carico di privati pari a 424.139.092 euro, gli investimenti a carico del ministero delle Infrastrutture sono di 175.500.000 euro, mentre 92.962 milioni di euro sono i fondi assegnati dalla Legge obiettivo che interviene, sul progetto complessivo, in percentuale per il 13,42%".

Questo vuol dire che l'impegno di risorse pubbliche è ancorato all'impegno di investimenti privati?

"Certamente, e si tratta di un impegno che nasce in relazione al Piano energetico calabrese dove è decisa la realizzazione di un impianto di rigassificazione del Gnl, assegnato nel territorio regionale evidentemente per opportunità logistiche, all'hub interportuale di Gioia Tauro. Attualmente però, sul piano privato, siamo di fronte a due distinte proposte, concretizzate in due diversi piani industriali e che, per la natura propria degli investimenti, sono al vaglio del ministero delle Attività produttive. In questa sede gli organismi decisionali stanno svolgendo le opportune conferenze dei servizi".

Quindi il Cipe non procede perché il ministero delle Attività produttive non ha ancora fatto una scelta?

"Infatti. E dispiace molto che Savino Pezzotta (segretario nazionale della Cisl, ndr) tratti queste procedure alla stregua di "cavilli burocratici". Stimando molto le sue qualità di persona riflessiva e seria, riteniamo che le sue osservazioni siano riconducibili ad una cattiva informazione, così come male informato sarà stato l'amico Sbarra (segretario regionale della Cisl, ndr). Senza una decisione preventiva sul piano industriale da adottare per l'investimento finalizzato alla realizzazione del rigassificatore, insomma prima di una scelta del Mit su una delle due proposte produttive, non potranno mai esserci scelte successive".

Cioè?

"Il piano infrastrutturale per l'hub è, giustamente, un piano organico. Quindi scegliere l'una o l'altra soluzione per il rigassificatore o addirittura nessuna, potrebbe imporre un cambiamento radicale del piano infrastrutturale. E poi gli amici delle organizzazioni sindacali (non dimentico mai la mia formazione e la mia provenienza professionale) dovrebbero sapere che la valutazione d'impatto ambientale va fatta come prescrive la legge nazionale e comunitaria e che non basta il parere contrario o favorevole del soggetto proponente (in questo caso l'Autorità portuale) per eludere le leggi in vigore".

Al di là delle conferenze dei servizi sui due investimenti privati, esistono altri impedimenti procedurali?

"Alcuni, e vanno chiariti. Quando parliamo di Piani regolatori e di diversi assetti urbanistici e territoriali è bene che le comunità locali sappiano che cosa succede nel loro territorio e quindi decidano con cognizione di causa. Con la modifica del Titolo V della Costituzione, il governo del territorio è di competenza delle Regioni che lo esercitano attraverso tutte le loro articolazioni. Forse il presidente dell'Autorità portuale poteva incontrare prima il presidente della Regione che, tra l'altro, attraverso il Consorzio Asi, è titolare della maggior parte delle aree che insistono nella zona industriale e nell'area portuale e per le quali è in atto un forte contenzioso".

Lei cosa propone?

"Invece di giocare al braccio di ferro aggiungendo danno al danno, credo che sarebbe meglio far sedere i soggetti in polemica attorno ad un tavolo per trovare soluzioni adeguate, nell'interesse di tutto il territorio".

Un ultimo sguardo alle cifre "perse". Nel rispondere a chi lo accusa di aver bloccato i 92 milioni di euro, il presidente Chiaravalloti replica che, chiedendo tempi utili per una maggiore chiarezza sulla natura degli investimenti privati, non ha bloccato proprio nulla, visto che al momento sono disponibli soltanto 4,57 milioni di euro.

"Intanto va detto che i tempi per fare chiarezza servono alla Regione, ma servono soprattutto al Cipe che, per distrazione o altro, sul rigassificatore si è trovato agli atti la notizia di un solo progetto privato e non di due, come è invece emerso in seguito, in corso di istruttoria. Quanto alla distribuzione delle erogazioni pubbliche che faranno decollare, con il rigassificatore, la relativa piastra del freddo e le opere infrastrutturali (un piano industriale del valore complessivo di 692.601 milioni di euro) ha ragione Chiaravalloti: il piano per l'hub calabrese non è fra le opere prioritarie del Dpef e il finaziamento in euro è così articolato: anno 2003, euro 4.570.000; anno 2004, euro 7.716.000; a valere sui fondi dell'art. 13 della Legge 166/2002 il fabbisogno residuo sarà disponibile nel 2005 con euro 52.094.500 e per l'anno 2006, euro 11.881.500".

E allora tutto questo chiasso?

"Chissà! Forse lo alimenta chi teme che la chiarezza richiesta non porti ai risultati magari già venduti come ineludibili".