"Direttore del "Corriere" e presidente del Consiglio"

di Cosimo Ceccuti

"Era un grande uomo", mi ha detto appena un mese fa a proposito di Giovanni Spadolini, Simon Peres, a Firenze per ricevere il premio speciale Galileo 2000 per la pace. Un giudizio lapidario che conferma quanto la figura e l'opera di Giovanni Spadolini siano vivi e attuali, in Italia e nel mondo, a nove anni dalla scomparsa.

Il "grande uomo" che Israele ha onorato con due lauree honoris causa (Tel Aviv e Gerusalemme) e coll'intestazione di un bosco, ha vissuto più vite in una: storico, giornalista, politico. Momenti che nell'intellettuale fiorentino sono coesistiti, intrecciati fra loro in modo inscindibile. Docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche "Cesare Alfieri" di Firenze e presidente della Bocconi di Milano, direttore di grandi quotidiani, quali il Resto del Carlino, il Corriere della Sera e la nostra Voce Repubblicana, primo presidente del Consiglio laico della repubblica, ministro fondatore del dicastero per i Beni culturali e ambientali nel bicolore Moro - La Malfa e poi ministro della Pubblica istruzione e della Difesa, segretario nazionale del Partito repubblicano, presidente del Senato.

"Non saprei separare le direzioni dei giornali, per quasi diciotto anni - confidò un giorno lo stesso Spadolini - dalle successive battaglie in Parlamento e nel partito, se non per un diverso e, nella seconda esperienza, più intenso tipo di impegno. Non appartenni mai ai direttori indifferenti, ai sostenitori della separazione netta fra fatti e opinioni, ai fautori della neutralità nella guida dei quotidiani… A via Solferino, a via Laura, a Palazzo Chigi, ho sempre cercato di ispirarmi a quella che in chiave gobettiana si potrebbe chiamare una "certa idea dell'italia". Quella "certa idea dell'italia", che condivise interamente con Ugo La Malfa, ispirò la sua azione politica: "L'Italia laica", secondo il titolo di una delle opere sue più fortunate.

Laicismo, come spirito di tolleranza e fede nella ragione, elevato a metodo di azione politica, e la politica stessa intesa come funzione, come servizio pubblico, l'onesta scelta della cosa concreta nell'interesse dei cittadini. Laicismo come senso delle istituzioni, coscienza della funzione pubblica, devozione allo Stato senza alcun provincialismo né tantomeno separatismo. "Questa è l'Italia: - sono le sue ultime parole pronunciate in Parlamento, nella seduta del 17 maggio 1994 a Palazzo Madama - noi portiamo, avrebbero detto i nostri vecchi, un amore secolare all'Italia senza distinzione fra Busto Arsizio e Battipaglia".

Un'idea alta e severa dell'Italia, quella intimamente avvertita da Spadolini, un senso di concretezza mai separato dalla coscienza delle forze operanti nella società, la prevalenza del politico sul sociale, contro ogni populismo e soprattutto contro ogni fuga nel messianesimo e nell'utopia.

La cultura laica a cui Spadolini ha fatto costante riferimento e della quale è stato uno degli esponenti più significativi di questo ultimo sessantennio, era la stessa che aveva previsto da tempo il tramonto delle nazionalizzazioni, quando queste erano giudicate l'optimum, contrapponendovi un modello di società industriale avanzata, con una seria politica dei redditi: era la stessa che aveva sempre difeso i valori della selezione e del merito, dalla scuola alla vita sociale, nel periodo della grande confusione mentale, scambiata per contestazione.

Un'Italia della ragione dunque, l'Italia del dissenso e dei valori, contro quella del compromesso e della rinuncia, molto spesso un'Italia di minoranza, che tuttavia agì come germe vitale e componente irrinunciabile nelle composizioni governative, dal centrismo al centrosinistra, fino agli ultimi anni.

Cultura laica come laica come cultura critica. Si pensi all'incidenza nel processo di revisione e di trasformazione sia nella Democrazia cristiana che nel Partito comunista.

Quando si crede di aver raggiunto l'arcobaleno ai piedi di una nuvola ci si accorge che si è spostato più in là, secondo un immagine cara a Pietro Calamandrei. L'impegno dei laici, ci ammonisce Spadolini, è uno solo: continuare a inseguire l'arcobaleno senza fermarsi.